L’esigenza della campagna.
Come ho scelto La GuinzaSebbene io abbia sempre abitato in piccoli paesi, dove non c’era assolutamente rumore e tanto meno il frastuono del traffico, ho sempre sentito il bisogno di “vedere” verde…Desideravo quel panorama da ammirare ogni mattina e ogni sera dalla finestra, con il buio che circonda la tua casa di notte e come rumore solo il canto di qualche uccello notturno o un bramito (spaventoso a volte!) di un capriolo o di un daino…
Ogni giorno poter vedere il cielo e il tramonto… Niente lampioni, che sferzano, con luci dai colori improbabili, fra le tue imposte, solo il chiarore della luna e…che manto di stelle poi!!
Nel nostro girovagare, c’è stato un momento, che ha segnato una svolta in tutto questo.
Vivevamo in mezzo alla macchia, nella fantastica campagna senese… Una strada tortuosa, sterrata e ripida, ci isolava dal mondo. Quando un anno nevicò, ci sono voluti una ruspa e un trattore per tirarci fuori. Era comunque un bellissimo agriturismo, una tenuta di più di 1000 ettari fra vigneti, oliveti e pascoli… I primi 6 mesi niente telefono, niente TV…Noi 2, il nostro cane e il nostro gatto, volpi, istrici, caprioli e cinghiali, vacche e uccelli rapaci e di ogni genere…pure ricci e scoiattoli non disdegnavano quelle macchie, di cerri e sughere, aceri e corbezzoli, anche qualche stentato castagno…A volte qualche raro turista, un pò disorientato da tutto quel silenzio…
Non c’è stato periodo migliore di quello! Mi dissi vagamente, che era la vita giusta per me.
Poi arrivò Pami, il ritorno a casa , il negozio e tanto altro.
Un giorno però, mi soffermai nell’entrata dell’agenzia immobiliare, mi riparavo da un vento impetuoso che frustava la piazza, lì, mi colpì l’immagine di un casale bianco, dall’aria vagamente provenzale.
Decisi che lo dovevo andare a vedere… Non dissi niente ad Antonio e in una giornata di pioggia incessante, con una nebbia fitta, partii con una mia amica alla volta della Guinza. Non ero mai passata da quella strada, sapevo che arrivava su fino alla torre del David, ma non l’avevo mai fatta. Passavo, come quasi tutti, da “Prato di marrone”, dopo i soffioni, per arrivare su al M. Labro… Invece questa fu la prima scoperta : erano posti veramente particolari e la strada molto meno sconnessa dell’altra!!
Avevo scelto di vederla proprio in quella giornata di tempaccio. Mi sono sempre detta che vedere una casa, nel suo momento peggiore, è la cosa migliore. Se una casa, quando il tempo è pessimo, ti suscita comunque un emozione, ha già dei punti… A volte le giornate di sole, specie quelle primaverili, hanno la capacità di confonderti il cuore e il cervello.
E’ facile innamorarsi in una giornata, tersa e tiepida, profumata. Invece, se la cosa che vedi, nel disagio più completo (freddo umido vento…), riesce comunque a sedurti…beh è fatta!!
(Che Dio me la mandi bona e senza vento…)